Pittura - Arte&Scienza

Art & Science
by Gi Buzz'
Lawyer
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GALLERIA Gi Buzz'

Negli anni '60, avverto che continuare a disegnare il figurativo non mi coinvolge quanto la libertà creativa dell'astratto, ma non traccio una linea di demarcazione netta. Mi diverte l'astratto, ma il figurativo continua a presentarsi quasi con porepotenza, a reclamare un posto privilegiato nel mio modo di disegnare e dipingere. Così comincio a reinventare, elaborare e trasformare figure reali intingendo nel mio immaginario, nel mio mondo fiabesco, trasfigurato. Firmo i miei lavori ancora come GBuzzanca, ma presto inizierò a firmarmi Gi Buzz', quasi a rinascere dalle ceneri del passato impressionista.

Prima dei colori ad olio, i pittori usavano colori a tempera, colori di origine animale, vegetale e minerale mescolati con acqua e aggreganti (colla, cera, albume d’uovo, latte di fico). Il loro uso risale all’antica Grecia e sono arrivati fino al novecento subendo un’evoluzione sorprendente non del tutto soppiantati dai colori acrilici che con Jackson Pollock e Andy Warhol sono diventati un riferimento artistico della Pop Art.
Quasi naturalmente, ho iniziato anch’io a colorare con le tempere, colori facili da usare e che asciugano in fretta ed ho continuato la mia ricerca grafica e artistica prendendo spunto dai miei studi di chimica, immaginando come potevo rappresentare la pressione osmotica, la cinetica, la catalisi, i legami chimici, i fotoni, l’energia libera e le altre diavolerie dell'affascinante mondo alchemico. Ho cominciato anche, in maniera esistenzialista, ad estrarre i volti dai ritratti lasciando un’ombra colorata come sfondo.

Dopo l'esperienza delle ceramiche, la lettura di Haruki Murakami mi ha condotto alla cultura giapponese, in particolare alla scrittura. I giapponesi usano i kanji, derivati dai caratteri cinesi che anticamente erano dei pittogrammi, ovvero disegni di elementi naturali, parti del corpo, utensili, animali e simili che nel tempo si sono semplificati a semplici tratti che ricordano vagamente l'oggetto originale. Nell'arte giapponese spesso i kanji vengono associati a disegni e pitture su carta o pergamena e fanno integramente parte del disegno stesso. Come i dadaisti che usarono i ritagli di giornali con i caratteri tipografici, ho voluto rappresentare il mio immaginario giapponese con i kanji, tratti graficamente semplici, ma curiosamente affascinanti. I disegni sono realizzati con colori acrilici su carta pergamena.
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